Il caso Spotlight (recensione)

Presentato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia e successivamente al Toronto International Film Festival, arriva finalmente nelle sale italiane Il caso Spotlight. Il film si basa sui fatti reali condotti dai giornalisti del The Boston Globe ai quali è andato il Premio Pulitzer per il pubblico servizio di un quotidiano. La regia è firmata da Tom McCarthy, qui al suo quinto lungometraggio. La pellicola si è portata a casa ben sei nominations ai prossimi premi Oscar, tra cui miglior film e miglior regista.

La sezione Spotlight del quotidiano The Boston Globe è formata da un gruppo di giornalisti investigativi che si occupa di casi occultati per l’opinione pubblica o archiviati. Il nuovo direttore Marty Baron vuole riportare il giornale in auge e affida ai giornalisti di Spotlight il caso di un sacerdote che ha abusato di numerosi minorenni senza che venissero mai presi provvedimenti drastici da parte della giustizia. I membri della squadra investigativa iniziano le indagini d’archivio tra giornali, sentenze giudiziarie e annuari della chiesa; scoprono presto che la portata dei fatti è molto più ampia e grave di quanto credessero. Intenzionati a portare all’attenzione pubblica una storia celata per anni da autorità e media, la squadra Spotlight compirà un lavoro giornalistico encomiabile.

Il cast del film è di altissimo livello, tutti i protagonisti sono perfettamente adatti ai loro ruoli che interpretano con particolare aderenza recitativa. Il direttore del giornale è Liev Shreiber e il capo della sezione Spotlight è un rinato Michael Keaton. Completano il cast, i restanti membri della squadra investigativa composta da: Mark Ruffalo, John Slattery, Rachel McAdams, Brian d’Arcy James e Stanley Tucci.

Il regista procede con una narrazione chiarissima fin dall’inizio. Infatti, per far comprendere allo spettatore il caso e il genere d’inchiesta condotta, si addentra nei meandri della prassi giornalistica dal profondo. La narrazione è costruita con un andamento cronologico che fa da lente d’ingrandimento in una serie di peccati d’ufficio: l’occultamento dei procedimenti giudiziari grazie alle conoscenze ai piani alti del clero, i ricatti condotti per mano del cardinale di Boston e le testimonianze delle vittime. Il film è autentico e per niente fazioso, rischio facilissimo, mettendo in luce il caso in maniera scientifica. La regia di McCarthy è asciutta e priva di vezzi, mostra le azioni dei protagonisti e sottolinea nei campi lunghi il numero elevato di chiese a Boston. La fotografia predilige colorazioni tenui e luci sempre chiare; una metafora del portare tutto a galla per diffondere la verità sui fatti d’inchiesta. Il caso Spotlight è un film pienamente riuscito nella sua interezza, efficace la storia che viene raccontata ma ancor di più la maniera messa in atto dal regista per farlo.